Impatto di sesso ed ormoni sessuali sulla cognizione nella malattia di Parkinson

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 04 giugno 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La caratterizzazione clinica della malattia di Parkinson si basa prevalentemente sulla sintomatologia neurologica che interessa il versante motorio, con tremore a riposo, ipocinesia, bradicinesia, disturbi del passo, instabilità posturale e rigidità cerea di articolazioni e tronco. Ma, come abbiamo spesso ricordato in passato, altre manifestazioni che interessano la sfera psichica in generale e cognitiva in particolare sono abbastanza frequenti: difetti della working memory, della selezione comportamentale, del processo decisionale e di altre funzioni esecutive sono stati rilevati e analizzati negli anni recenti. Da vari studi è emerso che, come per le altre manifestazioni della malattia di Parkinson, questi deficit cognitivi presentano un profilo e una gravità diversa nei due sessi. Tali differenze fino ad oggi non sono state specificamente approfondite da studi preclinici, spesso costituiti da osservazioni sperimentali condotte esclusivamente su roditori maschi o, quando realizzate con animali di entrambi i sessi, non orientate ad analizzare l’influenza del sesso e/o degli ormoni sessuali sulla patogenesi delle manifestazioni sintomatologiche.

Betancourt e colleghi di un gruppo di ricerca di New York che fa capo a Mary Kritzer hanno realizzato un progetto di ricerca finalizzato alla comprensione del ruolo che possono avere il sesso e gli ormoni sessuali nell’influenzare i deficit cognitivi, nel quadro complessivo delle manifestazioni patologiche, in modelli murini della malattia di Parkinson. I risultati sono sicuramente degni di nota (Betancourt E., et al. The Impact of Biological Sex and Sex Hormones on Cognition in a Rat Model of Early, Pre-Motor Parkinson’s Disease. Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1016/j.neuroscience.2016.05.041, May 25, 2016).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurobiology and Behavior, and School of Medicine, University of Stony Brook, New York (USA).

Per valutare l’impatto del sesso e degli ormoni sessuali sui disturbi della sfera cognitiva legati alla malattia di Parkinson, Betancourt e colleghi hanno usato il paradigma di valutazione della memoria spaziale costituito dal labirinto di Barnes.

In particolare, le prove sperimentali sono state condotte con ratti adulti di sesso maschile e femminile di un modello di malattia di Parkinson precoce ottenuto per lesione bilaterale dei sistemi nigrostriatali segnalanti mediante dopamina. Il comportamento è stato studiato nei due sessi e nei maschi sottoposti a gonadectomia. Poi è stato studiato nei maschi gonadectomizzati e sottoposti a trattamento sostitutivo con testosterone, per valutare lo specifico effetto dell’ormone contro gli altri fattori legati al sesso. Infine, sono state vagliate le prestazioni dei maschi gonadectomizzati e trattati con estradiolo, per verificare se l’ormone femminile fosse sufficiente a riprodurre il profilo cognitivo femminile del modello sperimentale della neurodegenerazione parkinsoniana.

L’osservazione e la misura delle prestazioni ha rivelato che le lesioni dei sistemi dopaminergici nigro-striatali producevano definiti difetti della working memory e di operazioni esecutive, sebbene queste chiare evidenze si avessero nei ratti maschi nei quali i livelli di ormoni sessuali maschili circolanti erano fisiologici.

Nei maschi in cui si era determinata la caduta dei tassi di ormoni steroidi androgeni, le lesioni nigro-striatali non causavano deficit aggiuntivi nei compiti svolti nel labirinto di Barnes, e sembravano attenuare quelli associati in precedenza associati alla deprivazione di ormoni sessuali che, come è noto, incide sulle prestazioni cognitive.

I ricercatori hanno poi rilevato che, mentre molte misure della prestazione al labirinto di Barnes risultavano non interessate dalla lesione simulante la malattia di Parkinson nelle femmine di ratto, si determinava un drammatico cambiamento comportamentale dal loro uso preferenziale della thigmotactic navigation (spostamento guidato dal contatto con corpi solidi) all’uso di strategie di luogo guidate spazialmente, simili a quelle normalmente preferite dai maschi. Queste ed altre differenze specifiche per il sesso o specificamente legate agli ormoni sessuali negli effetti delle lesioni dei sistemi dopaminergici nigro-striatali sulla funzione esecutiva emersi da tutta la sperimentazione, evidenziano le potenzialità protettive e/o terapeutiche degli ormoni steroidi delle gonadi sui sintomi cognitivi causati dalla patologia parkinsoniana.

La complessità dei risultati, per il cui dettaglio si rinvia ad un’attenta lettura del testo del lavoro originale, suggerisce anche la necessità di studi molto più estesi ed approfonditi degli effetti degli androgeni e degli estrogeni, per avere una guida sicura per i principi in base ai quali sviluppare terapie ormonali di queste manifestazioni non motorie della malattia di Parkinson.

 

L’autrice della nota ringrazia la professoressa Monica Lanfredini per la collaborazione nella redazione del testo e invita alla lettura degli articoli di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-04 giugno 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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